Dopo il colossale fallimento di SVB (Silicon Valley Bank) di venerdì, negli USA c’è almeno un’altra grande banca che sembra correre il rischio di fallire.
Si tratta di First Republic Bank (FRB), fondata nel 1985 sempre in California, e con più di 180 miliardi di dollari in asset (SVB ne aveva 209 al momento del fallimento).
Tra giovedì e venerdì il prezzo delle azioni di FRB in borsa è crollato fino a toccare un clamoroso -60% rispetto al valore di chiusura di due giorni prima, anche se poi è rimbalzato fino a chiudere a -30% sempre rispetto a mercoledì. Rispetto ad inizio anno invece la perdita cumulata è del 33%.
Da notare che il valore attuale di circa 82$ è in linea con quello di marzo 2020, ovvero quando crollarono tutti i mercati finanziari a causa dell’inizio della pandemia. Inoltre è del 63% inferiore al massimo storico di 222$ toccato a novembre 2021.
Quello che spaventa di più però sono le lunghe code agli sportelli automatici per i prelievi.
Dopo il fallimento di SVB i correntisti di FRB stanno cercando di rientrare in possesso del loro denaro nel più breve tempo possibile, e nel week-end l’unica soluzione è cercare di prelevare contanti.
Per ora non sembra che la banca sia stata costretta a bloccare i prelievi, ma con la riapertura delle operazioni di lunedì bisognerà capire se riuscirà a far fronte a tutte le richieste di prelievo in formato elettronico.
Pertanto First Republic Bank fino a prova contraria non è fallita, per ora, ma circolano diversi sospetti sul fatto che non sia in grado di reggere ancora per molto. Anche perchè fin da venerdì le ipotesi che il fallimento di SVB possa generare una reazione a catena in grado di contagiare altre banche si sono diffuse a macchia d’olio.