Il PIL dell’Italia dal 1960 al 1980 ha continuato a salire praticamente sempre quasi allo stesso ritmo.
Poi fino al 1985 si fermò, riprendendo però a salire nel 1986 sempre più o meno allo stesso ritmo di prima. Questa crescita si fermò nel 1992, quando il paese rischiò seriamente di andare in fallimento.
Si riprese nel 2002, dopo l’entrata in vigore dell’euro, ma terminò la crescita nel 2008, l’anno della grande crisi finanziaria dei mutui subprime.
Fonte:
https://www.tradingview.com/symbols/ECONOMICS-ITGDP/
Il 1980, anno del primo stop, fu il primo anno in cui in Italia si formò un governo di centrosinistra dopo le esperienze degli anni ’60 e ’70, presieduto dal democristiano Francesco Cossiga.
A partire dai primi governi di centrosinistra di metà anni ’60 il debito pubblico italiano aveva iniziato a crescere in modo significativo.
Questa crescita iniziò a rallentare solamente nel 1990, ovvero due anni prima del fallimento mancato.
Fonte:
https://www.tradingview.com/symbols/ECONOMICS-ITGD/
Tuttavia inizialmente con un paese in forte crescita economica, ed un’inflazione che nel 1974 arrivò addirittura a superare il 22%, la crescita del debito pubblico fino al 1980 non era una cosa grave.
Il problema arrivò a partire dal 1981, ed in particolare dal 1983, quando l’inflazione iniziò a calare sensibilmente.
Fonte:
https://www.tradingview.com/symbols/ECONOMICS-ITIRYY/
Come tutti sanno, o dovrebbero sapere, l’inflazione elevata aiuta a ridurre l’impatto negativo reale del debito, ma in una situazione in cui l’inflazione da alta scende a bassa, aumentare il debito è deleterio, perchè si riducono di molto le probabilità di riuscire a ripagarlo.
Ma proprio mentre dal 1983 al 1987 l’inflazione in Italia scese rapidamente dal 15% al 4% il debito pubblico aumentò del 141%.
Quello fu un vero e proprio suicidio finanziario!
L’inflazione poi continuò a scendere fino all’1,25% del 1999, ed il debito pubblico continuò a salire (del 180%). D’altronde ormai l’Italia era entrata in un circolo vizioso in cui l’unico modo per pagare tutti i debiti pubblici per non andare in fallimento era quello di fare altro debito.
Chi era il capo del governo dal 1983 al 1987, ovvero nel momento in cui l’Italia optò per un vero e proprio suicidio finanziario?
Bettino Craxi.
In un momento in cui l’economia fondamentalmente andava relativamente bene decise di continuare ad aumentare il debito pubblico, come fatto in precedenza dagli altri governi di centrosinistra, fregandosene del fatto che il forte e veloce calo dell’inflazione avrebbe reso quel debito molto più difficile da ripagare di quanto non lo fosse negli anni ’70.
Da allora l’Italia non è mai più realmente stata in grado di ripagare il suo debito pubblico, se non emettendo altro debito pubblico.
Pensate che l’anno scorso siamo arrivati a pagare più di 100 miliardi di euro di interessi sul debito pubblico, ovvero “più di una finanziaria”.
Fonte:
https://www.italiaoggi.it/news/oltre-i-100-miliardi-di-interessi-sul-debito-2613422
E tutto questo perchè qualcuno negli anni ’80 non si accorse che, banalmente, se l’inflazione si riduce bisognerebbe ridurre anche il debito, o comunque perlomeno non farlo aumentare in modo significativo.